Andrologia: significa specialità che riguarda l'uomo, poichè il prefisso andro- deriva dal greco anhr (anèr), che indica il maschio come identità di genere, e quindi andrologia significa specialità medica che riguarda la patologia dell'uomo e in particolare del sistema genitale.
Infertilità maschile
In passato si riteneva che la mancanza di concepimento dipendesse soprattutto dalla donna. Gli studi condotti negli ultimi anni hanno invece dimostrato
che almeno nel 50% dei casi è l'uomo ad avere una ridotta capacità riproduttiva.
Si può distinguere tra infertilità maschile primaria, quando l'uomo non ha mai fecondato alcuna donna, e infertilità maschile secondaria,
quando l'uomo ha già fecondato una donna (partner attuale o precedente). In questo secondo caso, normalmente le chance di recuperare la fertilità sono
maggiori rispetto all'infertilità primaria.
Epidemiologia:
Secondo una stima dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, circa il 10-20% delle coppie nei paesi industrializzati soffre di problemi di
fertilità.
Per quanto riguarda in particolare l'infertilità maschile in Italia, un dato certo è che, nonostante negli ultimi anni gli uomini abbiano preso
maggior coscienza del loro ruolo primario nelle difficoltà legate al concepimento, la quasi totalità (90%) non fa prevenzione e non consulta
l'andrologo preventivamente, dato oltremodo allarmante tenendo conto che la maggior parte dei casi di infertilità maschile hanno origine da patologie
uro-genitali, che in diversi casi si possono prevenire o curare.
Un secondo dato preoccupante è che ben il 50% degli uomini italiani non si sottopone a visita andrologica nemmeno a seguito di una diagnosi di
infertilità.
Sebbene l'infertilità maschile diventi oggetto di attenzione da parte degli uomini solo nel momento in cui cercano un figlio, i problemi che potranno
portare ad alterazioni riproduttive possono sorgere fin da bambini.
Si stima infatti che il 50% dei giovanissimi soffra di affezioni genitali. Durante la visita di leva si scopriva che il 10-20% dei ragazzi
soffriva di varicocele. Intorno ai 18 anni, 1 ragazzo su 2 è a rischio infertilità.
Fattori di rischio:
Sono numerosi i fattori di rischio che possono influenzare negativamente, per tutto l'arco della vita di un uomo, la sua capacità riproduttiva, determinando situazioni di infertilità transitorie o definitive. Tra i principali ricordiamo:
La parotite prima della pubertà, così come la parotite che non determina orchite, non interferiscono con la fertilità e non sono quindi considerati veri fattori di rischio.
Tra i fattori che incidono sulla difficoltà di un uomo ad avere figli, oltre a quelli fisiologici, ci sono anche lo stress, i fattori ambientali (inquinamento) e gli stili di vita scorretti (abuso di alcool, fumo, uso di droghe, eccesso di caffè).
Alcuni di questi fattori si presentano più frequentemente in età specifiche.
Ad esempio:
- Prima del concepimento: Uso di farmaci da parte della madre
- Fino ai 10 anni: Criptorchidismo, chirurgia erniaria
- Fino ai 20 anni: Torsioni del funicolo (insieme di vasi e legamenti che sostengono il testicolo nella borsa scrotale), traumi, orchite postparotitica, steroidi anabolizzanti
- Fino ai 30 anni: Infezioni genitali, varicocele, orchiepididimite
- Fino ai 50 anni: Uso di farmaci, patologie professionali, abusi di alcool e fumo
- Dopo i 50 anni: Patologie prostatiche, infezioni urinarie
Disfunzione erettile
La disfunzione erettile è l'incapacità dell'uomo di ottenere e/o mantenere una sufficiente erezione del pene sia per la propria che per la necessità
del/della partner nell'ambito della gestione del rapporto sessuale. Tale fatto può verificarsi saltuariamente e senza indurre problemi psicologici
o gestionali, ma quando si ripete più volte e il difetto erettile diventa più importante per qualità e/o quantità allora si attivano le problematiche
con essa connesse. La disfunzione erettile frequente induce sia questioni emotive che di relazione e spesso induce la riduzione dell'autostima
con un rafforzamento dei processi disfunzionali. Le cause sono numerose e diverse e non tutte sempre chiare o semplici da dimostrare e quindi
trattare. La disfunzione erettile peraltro non è la conseguenza inevitabile dell'invecchiamento.
L'incidenza della disfunzione erettile è di circa il 10% della popolazione occidentale generale, ma arriva al 50% nell'età compresa tra i 40 ed i
70 anni. Purtroppo la questione viene affrontata adeguatamente solo da una piccolissima parte degli uomini interessati in tutte le età ed in
particolare negli uomini giovani, sia per minimizzazione che per timore o vergogna. Questo atteggiamento porta spesso al peggioramento del quadro
complessivo che invece spesso può essere risolto anche abbastanza facilmente, se non sempre rapidamente, dopo la accurata diagnosi delle cause.
Le cause della disfunzione erettile
La disfunzione erettile ha cause organiche e psicologiche, entrambe agenti separatamente o in concorso tra loro o in differenti successioni temporali, anche sovrapponendosi le une alle altre.
Ipogonadismo
Il testosterone (T) viene prodotto nelle isole di Leydig, da una popolazione (cellule di Leydig) che, seppur minoritaria (3% della popolazione totale del testicolo), è molto specializzata (contiene gli enzimi per la steroidogenesi). Nelle isole di Leydig vengono prodotte fino a 22.000 nmoli di testosterone al giorno. Il T agisce localmente mantenendo la produzione di semi da parte dei tubuli seminiferi e anche a distanza in tutto il corpo, tramite l'esportazione via sangue refluo dal testicolo (vene spermatiche) e la circolazione sanguigna sistemica. Il T può raggiungere tutti i distretti periferici sensibili, cioè quelli che espongono il recettore per il T. E' il recettore per il T che ne permette l'azione biologica. Nella circolazione sanguigna sono presenti da 12 a 40 nmoli di testosterone per litro di sangue (12-40 nmol/L o 12-40 nM). Il T è circa 10-100 volte più elevato nella circolazione maschile che femminile, ed è essenzialmente questa differenza che definisce le maggiori diversità fra i due sessi.
L'attività delle isole di Leydig è prevalentemente controllata dalla gonadotropina ipofisaria LH.
Il T ha funzioni diverse in diversi momenti della vita:
- Durante la vita fetale differenzia i genitali esterni verso l'aspetto (fenotipo) maschile. In sua assenza si va automaticamente verso il fenotipo femminile.
- Alla pubertà definisce ancor di più le differenze fra i due sessi (inizio spermatogenesi, cambiamento della voce, distribuzione dei peli e del grasso, trofismo di genitali esterni e interni, trofismo di ossa e muscoli, tipologia del carattere, idea della sessualità)
- Nella vita adulta mantiene, almeno in parte, i cambiamenti avvenuti alla pubertà (alcuni caratteri sono però irreversibili, quali il timbro della voce).
Nella pratica corrente il termine di ipogonadismo sottende obbligatoriamente la deficitaria produzione di T (ipogonadismo=ipotesteronemia).
I sintomi da ipogonadismo (deficiente produzione e/o azione del testosterone) dipendono da quando si è instaurato l'ipogonadismo: saranno molto gravi (uomo che sembra donna) se verificatosi nella vita fetale, gravi se iniziato prima della pubertà (mancata pubertà e aspetto eunucoide) e molto più sfumati se l'ipogonadismo è iniziato dopo la pubertà.
Sintomi dell'ipogonadismo nella vita adulta:
- Ridotta/assente fertilità (può non interessare, specialmente in età più avanzate)
- Ridotto desiderio sessuale (e conseguentemente ridotta vita sessuale)
- Minore trofismo osseo (fino a osteoporosi) e muscolare (astenia)
- Riduzione del tono dell'umore (minore aggressività, sfumata depressione)
- Rarefazione dei peli corporei e della crescita della barba
Tipi di ipogonadismo:
L'ipogonadismo può dipendere da:
- Mancanza di stimolo dall'ipofisi (ipogonadismo ipogonadotropo). L'ipofisi non comanda e il testicolo non produce.
- Mancata risposta del testicolo (ipogonadismo ipergonadotropo). L'ipofisi comanda ma il testicolo non produce.
- Mancata risposta dei tessuti bersaglio (insensibilità al testosterone). L'ipofisi comanda, il testicolo produce, ma il recettore per il testosterone non funziona.
Diagnosi di ipogonadismo
Quando il testosterone, misurato almeno due volte nel sangue circolante, è francamente ridotto (minore di 7 nM) o quando è leggermente ridotto (minore di 10 o 12 nM) siamo in presenza di sintomi da ipogonadismo.
Prevalenza dell'ipogonadismo
Nell'adulto l'ipogonadismo (definito come T minore di 12 nM) colpisce una frazione consistente della popolazione generale, in genere con una leggera
maggiore prevalenza nella terza età. I risultati preliminari di uno studio tuttora in corso sull'invecchiamento sovvenzionato dalla Comunità Europea,
chiamato EMAS (European Male Aging Study) e svolto in diversi paesi europei, indicano, su un campione randomizzato di circa 1000 persone sane di
età maggiore di 40 anni, una prevalenza di circa il 6% di ipogonadismo. Spesso, visti i sintomi sfumati, la popolazione non si accorge di essere
ipogonadica, e si rivolge al Servizio Sanitario prevalentemente quando sono presenti sintomi di disfunzione sessuali o osteoporosi. Infatti in un
campione di circa 1300 pazienti che lamentano disfunzioni sessuali, è circa 5 volte superiore (25-30%) a quello riscontrato nella popolazione
generale (studio EMAS) e tende ad aumentare significativamente con la senilità. Questo vuol dire che è la presenza di sintomatologia che riguarda
la sfera sessuale che prevalentemente spinge il paziente ad andare dal medico.
I sintomi sessuali legati all'ipogonadismo sono la ridotta presenza di desiderio sessuale e la conseguente riduzione dell'attività sessuale.
Cause e fattori di rischio
Le cause e i fattori di rischio per l'ipogonadismo sono molteplici e vi possono concorre tanto malattie primitivamente coinvolgenti l'ipofisi, quanto quelle coinvolgenti il testicolo. Dall'analisi del rischio relativo di avere ipogonadismo in una popolazione sintomatica risulta che i maggiori contribuenti all'ipogonadismo sono nell'ordine:
- una diminuita attività dell'ipofisi con ridotto LH: rischio relativo 4.1 (1.7-10)
- l'obesità, o almeno il sovrappeso (BMI >25): rischio relativo 3.4 (2.4-4.8)
- l'età avanzata: rischio relativo 1.8 (1.3-2.3).
Mentre il primo e il terzo di questi fattori sono scarsamente modificabili, l'obesità lo è, anche se dai dati provenienti dai paesi altamente industrializzati, questo fattore è in continua, imponente crescita. I meccanismi con cui l'obesità si associa all'ipogonadismo sono per lo più sconosciuti, ma è probabile che l'insulina o altri fattori ormonali rilasciati dal tessuto adiposo possano avere un ruolo regolando la produzione ipofisaria di LH. Anche il diabete, infatti, si associa ad una maggiore frequenza di ipogonadismo e pazienti diabetici hanno circa il doppio di probabilità di divenire ipogonadici.
Prestazioni
ecografia prostatica per via transrettale
ecografia vescica-prostatica
ecocolordoppler scrotale e testicolare
ecocolordoppler penieno a riposo e dopo stimolazione farmacologica
visita+eco-color doppler penieno a riposo e dopo stimolazione farmacologica
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